giovedì 28 febbraio 2013

Coniglio in sguazèt al "lavèc"

E' il piatto che avevo preparato quando è arrivata, per la trasmissione "Il piattoforte", la troupe della Televisione Svizzera Italiana a casa mia per registrare una parte del filmato "Il Lavèc".
Come mai proprio da me, vi chiederete.
La colpa è di Roberto Lucchinetti, l'artigiano della Pietra Ollare, con il quale avevo avuto modo di collaborare in precedenza.
- Per le riprese mi piacerebbe trovare una nonna, una "regiura", che cucina qualcosa col lavèc, ma non ne conosco...
mi disse informandomi dell'iniziativa.
- Però potresti farlo tu!!
Al momento mi sono sentita un po' inadeguata, non perché non ho ancora nipoti, l'età ci sarebbe, ma per le mie capacità d'affrontare un compito del genere.
Per farla breve ho accettato ed ho pensato di cucinare un bel coniglio nostrano "al lavèc", la nostra pentola di pietra ollare, con una cottura tipica della nostra zona: "in sguazèt", penso che in  italiano corrisponda al "guazzetto".
Avevo preparato anche degli antipasti per un componente della troupe vegetariano, e a finire le "Castagne al lavèc con la panna"


Coniglio in sguazèt al "lavèc"

Ingredienti:
kg. 2 di carne di coniglio 
100 gr. di lardo (o un pezzo di burro)
100 gr. di olio 
2 cipolle 
1 gambo di sedano 
4 foglie di salvia
1 rametto di rosmarino 
2 spicchi di aglio;
mezza bottiglia di vino bianco portato a bollore per fargli perdere alcol e un po' di acidità 
1/2 limone
1 cucchiaio di prezzemolo tritato.

 Procedimento: 
Ho messo il coniglio tagliato a pezzi a marinare nel latte per una notte, affinché perda quel tipico odore che non a tutti piace.

L’ho rosolato, con il lardo e l’olio, in un lavéc (va bene anche un coccio o una teglia) dopo averlo
scolato dal latte, lavato ed asciugato.

Ho preparato un battuto di cipolla, sedano, rosmarino, salvia e aglio, l’ho unito al coniglio e fatto rosolare lentamente.

Quando il tutto è rosolato, salare, versare il vino 

e terminare la cottura nel forno, coprendo con il coperchio, a 180° per circa un’oretta.

Al momento di servire aggiungere il prezzemolo e il sugo del limone.


P.S.- Prima che qualche ingegnere  mi riprenda, correggo un  un errore madornale detto da me nel filmato: la pietra ollare non ha una buona "conducibilità" termica, ma un'ottima "inerzia" termica, cioè: la pietra è lenta a scaldarsi ma mantiene la temperatura per lungo tempo, al contrario dei metalli che sono velocissimi a scaldarsi ( conducibilità termica) ma si raffreddano più in fretta.
Chiedo venia ma non tutti nascono ingegneri.

Con questa ricetta partecipo alla Giornata Nazionale del Coniglio in umido del Calendario del Cibo Italiano

3 commenti:

  1. mamma mia sento il profumo da qua!!!!

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  2. il tuo blog è troppo carino, ti seguo!! se ti va, passa da me

    http://ildiariodellamiacucina.blogspot.it/

    RispondiElimina
  3. Stupende pentole di pietra ollare! Peccato costino uno sproposito...
    Dal Lucchinetti siamo andati anche questa estate a fare un giro.

    RispondiElimina

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